DIEGO  ARMANDO
MARADONA

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Buenos Aires, 10 novembre 2001:
LA PARTITA "HOMENAJE" A MARADONA


La Bombonera, "tempio del calcio" come ha detto lo stesso Diego, è esplosa di gioia. Erano in 60.000 sugli spalti, ma il cuore di milioni di altre persone era comunque lì. Tanti padri hanno portato i loro figli allo stadio, ragazzini che non avevano mai visto Diego e che conoscevano le sue imprese e la sua leggenda soltanto attraverso i filmati o attraverso i racconti delle persone più grandi. Hanno finalmente potuto vedere con i loro occhi questo grande prestigiatore del pallone, creatore di spettacolo e di passione popolare come nessun altro. E' stato il giorno di Diego. 10 novembre 2001.


IL RE DEL CALCIO

Non è stata una partita d'addio. E' stato il suo "homenaje". Infatti un addio al calcio Diego non potrà mai darlo, essendo lui l'essenza stessa del calcio. Maradona ha ancora una volta tutta l’Argentina ai suoi piedi. Lo scenario è quello della "Bombonera", lo stadio del Boca Juniors dove il Pibe de Oro ha vinto il suo primo scudetto e che adesso continua a frequentare da tifoso. Il palco che il suo ex club gli ha assegnato vita natural durante era occupato dai suoi genitori, commossi come e più di lui al momento dell’inno nazionale che ha preceduto il calcio d’inizio della sfida in suo onore, quella tra l’Argentina e il Resto del Mondo, un mix di ex compagni di squadra, stelle della sua epoca e di quella odierna.


Occhi rivolti al cielo, Dieguito non nascondeva le lacrime durante le note, proprio come a Roma nella finale mondiale del 1990: questa volta però non era un pianto di rabbia verso il pubblico italiano che lo fischiava, ma di ringraziamento per tutta la gente che non l’ha dimenticato e che continua a considerarlo il numero uno del calcio mondiale, incurante dei chili di troppo, dei dispetti della Fifa e delle sue innumerevoli vicissitudini.

Per una sera gli occhi di tutti erano di nuovo puntati sulla sua "camiseta" numero 10 che ha onorato per 15 anni e lui ha fatto di tutto per non tradire le attese: lo scatto e la rapidità non potevano certo essere quelle degli anni d’oro, ma i suoi passaggi smarcanti e la sua capacità di vedere il compagno meglio piazzato non sembrano conoscere l’incedere del tempo.

Quando dopo un quarto d’ora di partita ha messo Claudio Lopez a tu per tu con Cordoba (Oscar, il portiere colombiano del Boca Juniors che da queste parti è un idolo), a molti è sembrato di rivedere il lancio per Caniggia al "Delle Alpi" di Torino che in quegli stessi mondiali del ’90 diede all’Argentina un’insperata e inattesa vittoria contro il Brasile. Sottorete il laziale non è stato spietato come l’ex atalantino, ma si è prontamente riscattato nell’azione successiva quando ha battuto di testa lo stesso Cordoba su cross dalla destra di Pablo Aimar, uno dei tanti presunti candidati alla successione di Dieguito in maglia biancoceleste.
Gli abbracci erano però tutti per il Pibe de Oro, festeggiato ancor più calorosamente alla mezz’ora dal suo ex compagno nel Siviglia Davor Suker, autore del pareggio del Resto del Mondo con una bella conclusione di sinistro appena dentro l’area.

Il momento più atteso arriva però nella ripresa (dopo un’intervallo di mezz’ora abbondante...), quando Maradona, dopo aver “diretto” i cori dei tifosi indirizzati nei suoi confronti, prima serve ad Aimar l’assist del 2-1 e a Kily Gonzalez quello del possibile terzo gol (il tiro dell’attaccante del Valencia è fermato dalla traversa), poi segna nel modo più semplice e scontato, trasformando al 16’ un rigore generosamente concesso dall’arbitro dopo un contrasto in area tra Bermudez e Cruz.

L’ultimo colpo di teatro, la maglia esibita al pubblico in delirio sotto quella dell’Argentina: quella del Boca Juniors naturalmente, l’amore di una vita, che ha sostituito quella biancoceleste nei minuti finali della sua esibizione. C’è ancora tempo per un pallonetto all’amico Higuita, che permette al portiere colombiano di esibirsi nel suo numero preferito, il colpo dello scorpione, e per i gol del laziale Castroman, di Cantona, ancora di Aimar e di Higuita su rigore (“comandato” da Maradona all’arbitro, che nel frattempo era cambiato...) e infine dello stesso Dieguito, ancora dal dischetto, che fissano il risultato sul 6-3 definitivo. Prima del fischio finale, Diego si abbandona nuovamente alle lacrime tra gli abbracci di compagni e avversari ed i cori d’incitamento dei 50.000 della “Bombonera”.


LE PAROLE DI DIEGO

Ecco il commovente discorso di Diego subito dopo la partita.

"Il calcio resta la cosa più bella del mondo. Io lo so, io ho sbagliato ed ho pagato, ma questo non toglie niente alla bellezza del calcio. Voglio ringraziare tutti i giocatori che sono venuti qui, un grazie a Bielsa e Grondona nonostante io abbia avuto momenti di divergenza con lui, ma siamo umani. Grazie a questo tempio del calcio che è la Bombonera. Molti giocatori importanti hanno avuto paura di giocare in questo campo, non ci sono campi come questo per godere del calcio. Grazie a Dio per aver creato questo stadio e per avermi fatto del Boca. Fino alla morte sarò con voi e voglio dedicare questa emozione forte alle mie figlie che sono i miei occhi e la mia anima. Buonasera e grazie, non potrò mai dimenticare questa giornata, vi devo molto".


ARGENTINA-RESTO DEL MONDO 6-3

MARCATORI : 16' pt Claudio Lopez (A), 30' pt Suker (R), 7' st Aimar (A), 17' st Maradona (A, rig.), 32' st Castroman (A), 35' st Cantona (R), 38' st Aimar (A), 41' st Higuita (R), 45' st Maradona (A, rig).



ARGENTINA (3-5-2): Burgos (1' st Cavallero); Ayala (1' st Castroman), Sorin (1' Pochettino), Samuel (1' st Placente); Aimar, Almeyda (1' st Husain), Zanetti (1' st Cruz), Veron (1' st Berizzo), Kily Gonzalez; Maradona; Claudio Lopez. Ct. Marcelo Bielsa

RESTO DEL MONDO (4-4-2): O. Cordoba (1' st Carini, 15' st Higuita); Ferrara, Bermudez, Gamarra, I. Cordoba (1' st Matthaeus); Solano, Riquelme (1' st Rodriguez), Francescoli (1' st Recoba, 15' st Aguilera), Valderrama (30' st Stoichkov); Suker (20' st Careca), Stoichkov (1' st Cantona). Ct. Alfio Basile

NOTE : spettatori 55.000.

 

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